
È successo ormai dieci anni fa che dato un nuovo significato a “conquistare il mondo”. Avevo un figlio di pochi mesi e non avevo i soldi per comprare il latte. So che sembra una storia strappalacrime, di quelle che si raccontano per introdurre il successo e spiegare che ci si è fatti da sé. Ma non è il mio caso.
Ho avuto la fortuna di nascere in quella che si definirebbe una buona famiglia: con i suoi problemi, non ricca ma unita, composta da persone previdenti sempre pronte a dare una mano, specie ai propri figli.
Ho anche avuto la fortuna di incontrare amici sinceri.
Lo svezzamento di mio figlio è andato avanti così: grazie all’aiuto di amici e parenti.
Rimane però che non avrei voluto chiedere. E chiedere, in quei momenti, è qualcosa che mi ha segnato per sempre.
Quando qualche tempo dopo sarei riuscito a conquistare un briciolo di regolarità e autonomia, compresi cosa significava davvero “conquistare il mondo.” Libertà.
C’è un detto che una mia amica mi ripeteva sempre: cipolle e libertà. Che sta a dire che situazioni scomode, persino ristrettezza sono sempre accettabili se ti permettono di essere libero.
Libertà però è un concetto molto complesso, sfaccettato. Che cambia con i tempi, con il tempo e le circostanze.
Ho pensato che poter comprare il latte e poi giocattoli e poi altre cose più costose fosse libertà.
E poi, ancora, che fosse potere rifiutare questo o quel lavoro.
Scrivere di questo o di quell’altro, senza l’assillo della lead generation e di piacere agli algoritmi.
Rimane però che in fondo, nel nostro mondo, di libertà c’è ben poco.
Mi viene in mente una storiella spassosa raccontata da Stephen J. Dubner e Steven Levitt in Pensare Freaknomics.
Una sera, al bancone di un bar, un tizio si ritrova al fianco di una donna bellissima e le domanda: «Ti andrebbe di venire a letto con me per un milione di dollari?»
Lei lo guarda… beh, non c’era granché di interessante da vedere… ma cavolo, un milione di dollari!
Così accetta e lo segue in camera.
«Okay», dice lui, «ora verresti a letto con me per 100 dollari?»
«100 dollari! Per chi mi hai preso, per una prostituta?»
«Questo l’abbiamo già accertato. Ora stiamo solo trattando sul prezzo.»
Qual è il prezzo? A che prezzo?
Gli economisti sanno che tutto ha un prezzo, noi fingiamo per buona parte delle nostre giornate che non sia così.
La sfida è riuscire a comprenderlo anche noi, anche in parte, almeno in qualche momento di lucidità.
E se proprio dobbiamo venderci, chiederci quale sia il prezzo che ci rende almeno un po’ più felici.
Avere almeno presente l’altra faccia della medaglia, il costo, e scegliere di fare ciò che non ci fa sentire una p…